Fili e luci

Nella progettazione di un edificio di civile abitazione solitamente si preferisce predisporre le membrature strutturali come una maglia rettangolare il più possibile regolare, disponendo i pilastri in corrispondenza dei tramezzi così da minimizzarne l’impatto con le esigenze di composizione architettonica.

Ma qual’è la distanza massima, quale la distanza ideale tra due pilastri? Ne ho già scritto in “Travi corte, solai lunghi“: il numero e la disposizione dei pilastri da disporre è fortemente condizionata dallo spessore dei solai che sorreggono. I solai devono risultare non solo sufficientemente resistente, robusto e stabile per garantire la sicurezza delle persone ma deve altresì garantire la fruibilità dell’opera e l’integrità delle membrature secondarie.

I tramezzi tipicamente sono realizzati con materiali fragili e non si devono fessurare per le deformazioni che i carichi utili e propri scaricano sulla struttura: a nessuno piace dover vivere in una casa dove i muri sono crepati, nonostante tutte le rassicurazioni del caso. Pertanto la normativa pone delle limitazioni alla deformabilità dei solai, esprimendola in rapporto alla luce, nel punto “C4.1.2.2.2 Verifica di deformabilità”:

Per quanto riguarda la salvaguardia dell’aspetto e della funzionalità dell’opera, le frecce a lungo termine di travi e solai, calcolate sotto la condizione quasi permanente dei carichi, non dovrebbero superare il limite di 1/250 della luce. Per quanto riguarda l’integrità delle pareti divisorie e di tamponamento portate, le frecce di travi e solai, calcolate sotto la condizione quasi permanente dei carichi, non dovrebbero superare il limite di 1/500 della luce. In tale verifica la freccia totale calcolata può essere depurata dalla parte presente prima dell’esecuzione delle pareti.

Nel caso assai frequente per gli edifici comuni in cui la concezione strutturale dell’edificio avvenga solo alla fine del percorso progettuale lo strutturista si ritrova pianta e prospetti già definiti. Pertanto il posizionamento del telaio non è libero ma è vincolato dalla pianta già stabilita. Un modo efficace di procedere è solitamente questo:

  1. dopo averle ripulite lasciando solo i muri perimetrali, i tramezzi ed i vani scale si dispone ogni pianta tipo su un foglio CAD, ognuno su strato (layer) separato: uno per gli interrati (box, cantine, corselli e vani tecnici), uno per il pian terreno ed uno per il piano in elevazione tipo.
  2. [cml_media_alt id='618']Sezione del pian terreno[/cml_media_alt]   [cml_media_alt id='619']Sezioni pian terreno e superiori sovrapposte[/cml_media_alt]
  3. Si sovrappongono le piante in modo da far coincidere le parti corrispondenti sulla verticale: scale, muri perimetrali, foronomie[cml_media_alt id='616']Sezioni sovrapposte e fili fissi[/cml_media_alt]
  4. Accendendo e spegnendo in modo interattivo i vari strati si individuano le parti occupate da muri o tramezzi in tutti i piani interessati. In questi punti sarà possibile posizionare i pilastri senza dover ricorrere a pilastri in falso, che sono fonte di notevolissimi mal di testa. A meno che non sia assolutamente impossibile evitarlo è sempre opportuno evitare di utilizzare pilastri in falso perchè sono fonte di innumerevoli noie: in fase di progettazione, di verifica, di esecuzione, durante la vita utile dell’edificicio.
    Negli edifici di civile abitazione dovrebbe essere sempre possibile individuare una certa regolarità nelle possibili posizioni utili al posizionamento dei pilastri tanto da poter disporre una griglia di “fili fissi”, ovvero di allineamenti in due direzioni ortogonali, che si ripetono ad ogni piano dell’edificio.[cml_media_alt id='615']Sezioni sovrapposte con fili fissi e pilastri[/cml_media_alt]
  5. Si scegle la direzione in cui intessere il solaio, solitamente quella con le luci maggiori, avendo cura di non superare i limiti dimensionali che permettono di soprassedere alle verifiche di deformabilità. Nel caso in esempio il solaio verrà intessuto sulle due campate da 5,8m
  6. Individuate le posizioni dei pilastri si provvede a numerarli ed ad individuare le aree di influenza di ogni singolo pilastro, utili per un primo predimensionamento. In prima battuta l’area di influenza, ovvero l’area che idealmente grava sul pilastro n-esimo con il suo peso ed i suoi utili ed accidentali può essere stimata dividendo ogni luce a metà ed attribuendo ogni zona al pilastro più vicino.[cml_media_alt id='617']Fili fissi ed aree di influenza[/cml_media_alt]

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