Il calcestruzzo al mare

Tutti i tecnici che operano nell’edilizia e nell’ingegneria civile sono consci delle terribili devastazioni che la salsedine produce sul calcestruzzo armato, ma non sempre chi lontano dal mare abita ha la consapevolezza dell’aggressività della salsedine.

Molte pagine spiegano nel dettaglio le modalità di aggressione e propongono soluzioni. Giustamente si concentrano sulla corrosione delle barre d’armatura perché da esse dipende essenzialmente la resistenza a flessione di travi e solai.

Le foto qui sotto sono state prese al molo del porto di Punta Ala, struttura che aveva circa mezzo secolo di vita al momento degli scatti:

Si possono notare la completa corrosione delle barre d’armatura e l’espulsione del copriferro 1la scheda telefonica che vedete in foto è approssimativamente grande come una carta di credito; essendo già titolata in Euro data queste foto al periodo 2002-2005.

È stato costruito quando si riteneva che il calcestruzzo fosse un materiale “eterno” e contemporaneamente “economico”. Purtroppo le due cose non vanno particolarmente d’accordo. È vero che sulla scorta delle conoscenze sulla durabilità del calcestruzzo è possibile realizzare un calcestruzzo dalla vita molto lunga e che tale materiale è nonostante tutto relativamente economico.

Mi preme tuttavia ricordare che l’azione aggressiva dell’acqua di mare, che raggiunge il suo massimo nella zona del bagnasciuga si esplica anche su calcestruzzi non armati: il dilavamento da parte dell’acqua e l’attacco solfatico sul calcestruzzo avvengono sulla pasta di cemento. A titolo di esempio l’immagine qui sotto, dove la forma del muretto è splo vagamente intuibile.

Notate come la maggior parte degli aggregati grossi non sia stato intaccato dall’acqua di mare.

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