Errata Corrige

Errata Corrige

23 novembre 2020

Qualche settimana fa, vedendo transitare codesto tweet sulla mia timeline in merito all’eterno dibattito sulla differenza tra “free software” e “open source”, con un sorriso sornione sono andato a cercare – con l’intento di copiarla fedelmente dall’originale – quella che da sempre è la mia risposta preferita a tale questione: una frase tratta da “Why Open Source misses the point of Free Software“, il testo cardine su cui orbita l’intera argomentazione secondo cui “free software è meglio di open source”, firmato da null’altri che da Richard Stallman in persona, in cui da sempre (o, almeno, dal 2009) viene dichiarato in modo esplicito e senza possibilità di contestazione che (riassumo) l’open source è “solo” una mera metodologia di sviluppo software mentre esclusivamente la definizione di software libero racchiude i veri e soli principi etici, politici e culturali che noi tutti amiamo e che tutti noi sosteniamo. Non nascondo il mio sbigottimento quando, aperta la pagina e scrollata un po’ su e giù, non ho trovato quel che cercavo.

Con l’aiuto della WaybackMachine di archive.org sono dunque andato a ripescare vecchie versioni di quella stessa pagina, per scoprire che tra il 22 febbraio 2019 ed il 6 marzo 2019 una frase, quella frase, è stata cancellata: “Open source is a development methodology; free software is a social movement“. Molto poco del resto è stato alterato, per riformulare le frasi adiacenti ed aggiornare un paio di riferimenti.

La soppressione di tale formula, così chiara e semplice, scevra di ogni interpretazione e dubbio, che da sola permette di mettere in prospettiva l’intera argomentazione sulla differenza tra i due termini in oggetto, rappresenta una ennesima pietra nell’opera di revisione storica ed appropriazione indebita di meriti e valori altrui da parte dei Veri e Soli Paladini della Verità Assoluta, che evidentemente tanto Assoluta non è, e anzi da diversi anni viene alterata per assecondare il consenso popolare. Se prima il modello collaborativo era considerato una futile distrazione nei confronti del messaggio promosso da FSF, oggi – che tale modello è diventato estremamente adottato e amato, ed anzi è esso stesso fulcro di quella trasformazione tecnologica e sociale originariamente ambita da Stallman – magicamente la collaborazione e la condivisione sono spacciati come valori propri, nel disperato tentativo di conservare un ruolo che ai fatti è stato perso decenni fa.

D’altro canto io, che non amo prendere per oro colato tutto quel che viene propinato dalla propaganda stallmaniana (incluse le variazioni), proprio l’altro giorno – durante un seminario online tenuto presso uno dei maggiori consorzi italiani dedicati alla digitalizzazione della pubblica amministrazione – ho invece ribadito la necessità di avere ed usare opportunamente due termini distinti che identificano due distinti concetti (il modello di sviluppo collaborativo da una parte, ed i diritti di sviluppatori e utenti dall’altra) e questa differenziazione mi è stata assai utile per sottolineare alcune dinamiche non sempre chiare ed evidenti. Ed è in assoluto utile mantenere tale separazione perché, se non tutto il software libero è anche open source e non tutto l’open source è anche software libero, ci deve pur essere modo di spiegare e comunicare questa differenza.

Un giorno, forse, riusciremo a costruire e consolidare una dialettica non incentrata esclusivamente sullo GNU/ego.

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